Béatrice de Provence

Riferimento: 9788872972540

Editore: ABE
Autore: Bascetta Arturo, Cuttrera Sabato
Collana: Le regine di Sicilia
Pagine: 128 p., Libro in brossura
EAN: 9788872972540
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Descrizione

Beatrice non poté godere a lungo della gloria e dei frutti della conquista del reame. Pertanto, forse consapevole della malattia, così come già aveva fatto in passato, riprese a scrivere, anzi a dettare le sue ultime volontà. All'epoca era immersa nella pace dei colli che circondano Forenza, baluardo dei templari combattuto fra chi risale l'Ofanto e chi il Basento, nella già nota dimora di Lagopesole, già Principato di Taranto degli Altavilla periti a Venosa, nella giurisdizione dell'antica Acheruntia. La nostra Regina Beatrice di Provenza, invece, trapassata la madre, secondo Matteo Spinelli, sarebbe morta nell'ottobre del 1267, ma «con buone ragioni e documenti si dimostra come quella morte abbia a fissarsi nel marzo dell'anno 1268. E non crede né pure che sia stata seppellita, come riferisce il Summonte, in Nocera. La lapide che vedesi tuttavia nella Chiesa di S.Maria Mater-Domini, guasta e corrosa dal tempo, sarà giudicata falsa dallo storico. Nella Valle Basilicata, quella che racchiude gli antichi territori della Fiumara e del Fiumitello da Forenza a Lagopesole, la corte al seguito della sovrana si fermò dal 6 aprile al settembre del 1266. Il 30 giugno Beatrice era in camera palatii Lacuspensilis. Qui, la Regina, dilaniata dalla malattia, dettò le sue ultime volontà, senza più sperare di poter trascorrere una sola giornata di svago fra i colli della distrutta Civitate Florentia. Al suo capezzale non c'era alcun messere di Venosa, Acerenza o Gravina. Donna Beatrice, degna erede di sua maestà Beatrice di Savoia, volle che l'attorniasse solo la corte, quella che la seguiva in Provenza, come nelle vicarie del suo reame. E Bartolomeo Pignatelli, arcivescovo di Messina, Goffredo di Beaumont, cappellano del papa e cancelliere reale, Giovanni d'Acy, il comandante Barral di Beaux, e il milite Pietro di Cambelin furono pronti per quest'ultimo atto di affetto verso la di loro sovrana.70 Beatrice non aveva avuto tempo di vedere terminato il Palazzo di Valle Basilicata, in quel di Lagopesole, base militare degli Angioni. Non ebbe tempo neppure di dare seguito alle rifiniture operate dai grandi maestri del marmo di Forenza, o dalle altre maestranze che da Venosa e da Acerenza si partivano per fare bello il suo reame. Sembrava scaduto tutto il tempo necessario per inaugurare questa nuova reggia itinerante, che Carlo I d'Angiò, marito allegro e premuroso, aveva dedicato alla sua dolce moglie. Da allora per i sudditi non ci sarebbe stata altra occasione se non quella della preghiera, specie verso Montevergine. E a quella madonna che proprio da qui, nell'immenso dei boschi forentani, gli Angioni mostrarono i segni della devozione, ora un intero popolo volgeva lo sguardo. Le campane festose che suonavano a distesa da S.Angelo a S.Maria degli Armeni, o a S.Martino de Pauperibus, ultimo baluardo gerosolomitano dei Cavalieri Templari di Barletta, smisero all'improvviso di gioire, annunziando per prime al mondo che la più giovane fra tutte le regine di Napoli aveva appena chiuso gli occhi al mondo. L'atto venne rogato dal regio notaio Reginaldo da Coney.71 Morirà un anno dopo, il 23 settembre del 1267, proprio in quell'antico castello allora chiamato Lagopesole. Il suo corpo sarà poi tradotto e sepolto nel duomo di Napoli, indi, nel 1277, trasportato in Aix-en-Provence, nella chiesa di S.Giovanni di Gerusalemme, dove riposavano i genitori.