Girolamo Genga. La pala di Cesena e il suo restauro nel laboratorio della Pinacoteca di Brera. Ediz. a colori

Riferimento: 9791254632529

Editore: Marsilio Arte
Autore: Carini A. (cur.), Quattrini C. (cur.)
Collana: Libri illustrati
Pagine: 192 p., Libro in brossura
EAN: 9791254632529
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Descrizione

Databile tra il 1513 e il 1518, la pala per l'altare maggiore di Sant'Agostino a Cesena è il dipinto più ambizioso e spettacolare di Girolamo Genga (Urbino, 1476-1551). Attraverso i saggi di Cristina Quattrini, Matteo Ceriana e Corinna Tania Gallori, questo volume riccamente illustrato ne approfondisce la storia, gli aspetti formali e iconografici e la tecnica esecutiva. Un'intera sezione è inoltre dedicata al restauro dell'opera, realizzato fra il 2021 e il 2024 nel laboratorio della Pinacoteca di Brera: l'operazione, preceduta da un'accurata campagna diagnostica e resa visibile al pubblico durante tutta la durata dei lavori, è documentata dai contributi di Paola Borghese, Roberto Buda, Andrea Carini, Sofia Incarbone, Ilaria Negri (restauro); Stefano Caronni, Margo Gargano, Emanuela Grifoni, Nicola Ludwig (imaging multibanda); Letizia Bonizzoni, Michele Caccia, Simone Caglio, Anna Galli, Nicola Ludwig, Marco Martini, Jacopo Orsilli (indagini spettroscopiche); Fabio Frezzato, Elena Monni, Chiara Sotgia (analisi microstratigrafiche). Arricchisce la pubblicazione un apparato documentale curato da Corinna Tania Gallori. Per Girolamo Genga, la pala di Cesena segnò il punto d'approdo di una serie di viaggi che lo videro spostarsi da Urbino a Cortona, dove frequentò la bottega di Luca Signorelli ed ebbe incarichi che lo portarono anche a Siena, Firenze e Roma. Nel corso della sua attività fu a contatto con i principali pittori dell'Italia centrale, tra cui Fra Bartolomeo, Raffaello, Perugino, Michelangelo, Lorenzo Lotto: incontri molteplici e ben visibili nelle sue opere, in particolare nella pala di Cesena, in cui l'artista reinterpretò i suoi contemporanei in chiave originale e anticlassica. Nella pala, i riferimenti espliciti a opere celebri sono molti, e giustificano la definizione di «album di studi della maniera moderna» attribuita da Alessandro Morandotti. Il linguaggio peculiare dell'arte di Genga riserva tuttora a questo artista un posto di rilievo tra i pittori più eccentrici e anticlassici del primo Cinquecento.