Fascisti della parola

Riferimento: 9788817173841

Editore: Rizzoli
Autore: Feltri Vittorio
Collana: Varia
Pagine: 204 p., Libro rilegato
EAN: 9788817173841
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Descrizione

Con le parole si può giocare, ma non si scherza. Sono roba seria. Infatti, uno dei primi segni di un potere totalitario e liberticida è proprio il controllo del linguaggio. L'imposizione della censura di alcuni termini non è pratica che riguarda il passato, anzi, è più attuale che mai. Più andiamo avanti e più regrediamo in questo ambito. Più diventiamo moralistici, smarrendo tuttavia morale ed etica, più ci concentriamo sull'uso di determinati vocaboli, facendone una malattia. Così si è data vita alla battaglia più stupida, vana, insulsa e folle della nostra storia: quella al dizionario. Oggi non si può più dire negro al negro né si può più dire zingaro, rom o nomade. Non si può dire che uno è cieco, semmai è un non vedente. Non si può dire sordo, al massimo audioleso. Non si può dire spazzino, ma solo operatore ecologico. Non si può dire bidella, ma solamente operatrice scolastica. Non si può dare del terrone al terrone mentre è corretto dare del polentone a un polentone. E guai a dire frocio o finocchio, a meno che tu stesso non sia omosessuale, in tal caso diventa lecito. Per non parlare della repulsione diffusa nei confronti dei sostantivi maschili. Se aggiungi l'astina alla vocale o, se declini tutto al femminile, allora sei una bella persona, altrimenti vieni etichettato quale maschilista tossico e pure farabutto. Il politicamente corretto applicato al linguaggio secondo Feltri è il male del secolo, ed è giunto il momento di dire basta, di tornare a parlare come mangiamo.