Polli sognano le aie (I)

Riferimento: 9788874759675

Editore: Tabula Fati
Autore: Lebron, Ciocca S. (cur.)
Pagine: 104 p., Libro in brossura
EAN: 9788874759675
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Descrizione

«Tanto per cominciare questo è un libro. La pregiata copertina, il titolo I polli sognano le aie, l'indicazione dell'editore Tabula fati, le pagine scritte e numerate in esso contenute lo confermano. Soltanto un lettore frettoloso o un critico disattento potrebbe affermare di trovarsi di fronte a un quaderno, a un block notes, a un calendario, anche se le vignette contenute nel libro potrebbero indurre alla tentazione di considerarlo un calendario concepito per la raccolta fondi da destinarsi ai vignettisti indigenti. In questo momento storico in cui il pensiero individuale naufraga, ecco che la scelta dell'autore di assumersi sin dal titolo la paternità di un'asserzione che non ammette repliche, è un atto di coraggio. Avrebbe potuto volgere il titolo in forma interrogativa ma avrebbe privato il critico dell'esercizio della divagazione intellettuale e inchiodato il lettore alla responsabilità di una risposta con conseguente disperazione dell'editore per la certa débacle delle vendite. D'altro canto se la vita è sogno si può sognare ciò che non si conosce? Estraggo questo interrogativo dal saggio sulla Dialettica della realtà circoscritta del Gallo, in cui il filosofo, per esperienza acquisita sul campo, ci suggerisce anche la risposta. E dunque, se i polli sognano le aie questa visione esistenziale deve essere considerata naturale o indotta? Ci viene in soccorso il San Bernardo vagante sui monti imbiancati quando riflette: Si può portare appesa al collo la tentazione del peccato senza peccare?. Di questo pessimismo latente ma non rivelato l'autore si nutre per restituirlo ovunque nella sua prova letteraria. È questo un libro in cui l'autore risparmia al lettore la narrazione delle proprie disgrazie, delle proprie vicende familiari, rifugge dall'autobiografismo. Al contrario si fa capro assumendo su di sé le altrui disgrazie, gli altrui sfoghi per restituirli trasfigurati, spurgati da un pathos che cela la tragicità che è nel comune dire nostro quotidiano. Ecco, in questo procedere scorgo lo stesso fiuto del Bracco, cronista di costume e ancor più del Bracco segugio della psiche dei personaggi dei suoi drammi. Ne escono fuori brandelli di conversazione indotta fra l'autore e il suo amico coinquilino, frammenti di qualunquismo dissidente, schegge ermetiche come le liriche del Gatto. È una considerazione questa mia ultima che troverà il disaccordo dell'autore, ma solo per naturali incompatibilità di carattere tra i due.» (Sabatino Ciocca)