Jeanne II d'Anjou. Giovanna d'Angiò di Durazzo

Riferimento: 9788872973585

Editore: ABE
Autore: Bascetta Arturo
Collana: Le regine di Napoli
Pagine: 164 p., Libro rilegato
EAN: 9788872973585
55,00 €
Quantità
Non disponibile

Descrizione

In questa storia ci sono tutti gli ingredienti della favola antica. Il principe azzurro sul cavallo uccide i concorrenti, uno per uno, in nome della sua amata e dell'amore eterno. La Giovanna del vero raccontato, però, non appare affatto pudica agli occhi dei cronisti, che la giudicano dedita ai libidinosi abraciamenti, benché perdonabili quando si è sovrana, giovane e bella. Ella ebbe il primo vero amore a 17 anni e lo perse, poi toccò al secondo conte, morto ucciso; per terzo scelse il camerlengo, che fece brutta fine. Per quarto, finalmente, arrivò il principe azzurro, impersonificato da Attendolo Sforza, ma fu arrestato dai concorrenti. Stavolta toccò alla bella Regina della favola liberare il suo amato, benché finisse nelle braccia di un'altra sposa non voluta. Una mossa sbagliata dei magni che indusse la sovrana alle nozze con un francese, mai voluto, e quindi da far fuori al più presto, visto che l'arguto marito stavolta la rinchiuse al primo sospetto. Ma lei scappò dalla prigionia, e questo è il bello della storia, ancora una volta liberata dal suo amato condottiero, purtroppo scoperto e messo sotto chiave da nuovi e vecchi pretendenti. Fatti d'amore e di sangue contornano questa lunga favola vera, divisa in più parti per facilitare il lettore a immergersi negli intrighi della stirpe ungherese e di quella provenzale, sempre più napoletana, padrona del reame solo sulla carta. In realtà il Regno di Napoli appare ridotto a un ammasso di castelli disfatti da guerre antiche e di staterelli al comando dei baroni. La Regina, del resto, non era padrona del feudo della Chiesa, che la volle povera e innamorata, dedita all'amore per i suoi cortigiani, anche se finiti impiccati. Nessun papa aveva dimenticato di quando il fratello Ladislao si era autoproclamato Re di Roma, arrivando a conquistare Perugia, finendo avvelenato per un bacio dell'amore, consumato fra le braccia e fra le gambe di una delle sue amanti. Le amicizie particolari, gli amori sfrenati, le stravaganze di questa casa reale degli Angiò del ramo di Durazzo sono la prassi in quei tempi. S'amava e si moriva stroncati dal veleno servito in un calice di vino o cosparso sulle labbra dell'amore. Tutto registrato dai cronisti, tutto affrescato da pittori famosi che raccontano la vita delle regine di Napoli del primo Rinascimento su tele nere e muri di bianche cappelle palatine. Anche Giovanna vi compare, scollacciata e adorna di gioielli, attorniata da tante dame, e raramente da cavalieri, quei pochi rimasti in vita... È vero. Re e Regina si odiavano, si sono combattuti a suon di sequestri, ma ciò che conta alla corte angioina è dare le ultime feste nel chiuso del Palazzo e concedere le prime capitolazioni al popolo per restare incollati al trono. E a Giovanna bastò avere un camerlengo sempre fedele, al quale promettere un sogno e la corona, ma senza abituarsi troppo all'idea di non poter essere presto sostituito col prossimo della lista. Che piaccia o no ai lettori moderni, nel Quattrocento ci si amava così.