Uomo in vestaglia (L')

Riferimento: 9791280407450

Editore: Edizioni DivinaFollia
Autore: Fittipaldi Salvatore
Pagine: 120 p., Libro in brossura
EAN: 9791280407450
15,00 €
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Descrizione

«Fittipaldi utilizza parole desuete e particolari giustapponendo suoni e immagini in modo originale ed efficace, riuscendo così a rappresentare nella sua poesia una gamma di emozioni e sensazioni che non hanno eguali nella letteratura contemporanea. Inoltre, l'uso della punteggiatura particolare e dei due punti sul finale, conferiscono un ritmo incalzante e frenetico ai suoi scritti, regalando al lettore un'esperienza poetica coinvolgente e avvincente. Non va dimenticato Sartre, che è spesso associato alla filosofia dell'esistenzialismo, e anche in questa silloge si avverte spesso la necessità dell'importanza della libertà individuale. Secondo Fittipaldi l'uomo è totalmente libero di scegliere e di definire il proprio destino, ma questa libertà è anche fonte di ansia e disagio, perché ogni scelta implica una consapevolezza morale. L'uomo in vestaglia, quasi come l'opera più famosa di Sartre L'essere e il nulla, affronta il tema della libertà e della responsabilità personale e critica aspramente la concezione tradizionale dell'essenza umana come qualcosa di predefinito e immutabile. In sintesi, anche per Fittipaldi, la libertà è un valore fondamentale dell'esistenza umana, ma anche una fonte di angoscia e responsabilità morale. A tale proposito tirerei in ballo Kafka (come già feci ne L'Elogio all'Inquietudine, N.D.R) che l'Autore cita ancora in un suo testo: sembra sazio (abbastanza) di digiuno: lo evidenzio (violando la privacy) come privazione del reale: potevo farne a meno, ma il digiuno esige (dal digiunatore) che si perda ogni natura, che la fame si affronti senza veli, senza fingimenti e sotterfugi: e poi (il digiuno) ha una sua naturalezza che fa apparire sazi nella dimensione della fame: chi ne ha esperienza, dice che ogni fame ha il suo digiunatore, con un suo corpo (speciale) che afferma l'aspetto e l'effetto della sazietà (e aggiunge che l'indifferenza ne nasconde la contraddizione.»