Attendolo di Cotignola: il capostipite di Milano. Giacomuzio Sforza nella Vita di Paolo Giovio

Riferimento: 9788872970928

Editore: ABE
Autore: Cuttrera Sabato
Collana: Donne reali
Pagine: 144 p., Libro
EAN: 9788872970928
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Descrizione

Attendolo Sforza, anzi, Giacomuccio alias Muzio detto Sforza, della famiglia degli Attendoli, era rimasto per molti anni a fare il caporale. Il suo nuovo lavoro, abbandonata la zappa, divenne quello di saccheggiare ed occupare terre, essendo spesso al soldo di piccole città per sfamare la nutrita figliolanza e la folta parentela al seguito, tutti provenienti dalla natìa Cotignola. L'ascesa del 'caporale' Sforza cominciò dopo l'occupazione di Roma da parte di Re Ladislao, il 25 aprile del 1408. Il Re di Napoli si spinse fino a Perugia e all'Aquila, città dove ripristinò la carica di Viceré degli Abruzzi, province soggette al Regno Partenopeo. Il sovrano, nominatosi Re d'Italia, non riuscendo a debellare i caporali più insidiosi che gli impedivano di espandere i confini del Regno, cominciò ad assoldarli direttamente, non essendo riuscito neppure a farli uccidere. L'amicizia fra i due ebbe inizio ebbe inizio quando uno dei nuovi papi, Alessandro V, dichiarando non valida l'investitura di Clemente VII, aiutato dai Fiorentini, riconobbe al suo posto il Duca di Provenza Luigi II d'Angiò. Fu infatti Papa Alessandro ad assoldare in massa, per la prima volta, gente d'arme famosa, come Braccio da Montone, Sforza da Cotignola e Paolo Orsino, elevati al rango militare di capitani. Fu il primo tentativo di milizie organizzate, da pagarsi con il denaro che Re Luigi avrebbe dovuto ottenere dai Fiorentini, secondo il patto stretto da una santa Lega. Ma la morte di Alessandro V, il 3 maggio 1410, fece indietreggiare i toscani, lasciando senza paga i caporali mercenari, in quanto il nuovo Papa, il napoletano Giovanni XXIII, si accordò con i Genovesi e perse l'interesse di cacciare Ladislao dalla sua Napoli, frenato anche dalla peste che aveva già ucciso la vecchia Regina Margherita...