Dignità dell'uomo e significato della morte. Giannozzo Manetti e il De bono mortis di Ambrogio di Milano

Riferimento: 9791259948328

Editore: Aracne (Genzano di Roma)
Pagine: 248 p., Libro in brossura
EAN: 9791259948328
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Fortemente criticato nel trattato De dignitate et excellentia hominis dall'umanista fiorentino Giannozzo Manetti (1396-1459), il De bono mortis di Ambrogio di Milano (339-397) è ritenuto, con giudizio unanime dei più grandi esperti di patristica e di letteratura cristiana antica, il sermone che più rispecchia la spiritualità del vescovo milanese. Se con dovizia di particolari, e grazie alla sua conoscenza della lingua ebraica, in questo suo trattato il civis florentinus confutò quanto sostenne il Cardinale Lotario dei Conti di Segni (1161-1216) a proposito della condizione dell'uomo nel suo De miseria conditionis humanae (noto anche come De contemptu mundi), lo stesso non può però essere detto delle accuse che egli rivolse al De bono mortis del pastore cristiano - accuse che lungo ben più di cinque secoli di storia sono giunte inalterate ai nostri giorni senza che la critica si sia affatto preoccupata di esaminarle o di mostrarne la ragione. In questo studio, dopo aver presentato le figure di questi due grandi autori e le peculiarità delle rispettive opere in esame, non solo rendo evidente che Ambrogio e Manetti intendono la morte secondo due diverse (ma in realtà complementari) prospettive ma, al contempo, individuo alcuni punti di identificazione concettuale tra le due opere. [...]